Sette Cavalieri d'oro - Nicola Manzò Scrittore

Nicola Manzò
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Nicola Manzò  
Sette Cavalieri d’oro - I delitti del barbiere
12 Aprile, 2015
Editore TEA / Collana Narrativa
Genere giallo
Anno 2015
pagine 340 – Rilegato con sovracopertina
Cecilia
La prima volta che lessi Nicola Manzò – era il romanzo Gli amanti di Vico San Severino – le mie antenne di giallofila/ lettrice compulsiva di questo genere da più di quarant’anni, vibrarono a lungo e con forza.
Era un autore assolutamente da tenere d’occhio, nel vasto panorama del settore: la seconda prova mi convince che avevo visto giusto, e scusate la presunzione!
Infatti posso affermare con sicurezza che “I sette cavalieri d’oro” sia uno dei più bei gialli italiani che io abbia letto negli ultimi anni.
Come mi accade spesso quando un libro mi entusiasma, le impressioni mi si accavallano nella mente, perché tante sono le sfaccettature da tenere in considerazione , per commentarlo.
La storia.
Questa volta il simpatico commissario Renzi, ormai più napoletano che milanese, deve sostenere una lotta senza esclusione di colpi su vari fronti.
Il primo: una collezione di immenso valore, composta da sette cavalieri d’oro, scolpiti nel 1478 per la famiglia De’ Medici, e su cui grava una maledizione: porterà morte e sventure a chi la possiederà o tenterà di impadronirsene. Un collezionista misterioso e senza scrupoli sta tentando di ricomporla anche a costo di uccidere.
Il secondo: una splendida donna della buona borghesia napoletana, Laura Maffei, moglie e madre apparentemente ineccepibile, viene trovata uccisa nella sua casa, con il petto trafitto da uno stiletto,accompagnato da una strana filastrocca in spagnolo. Certo un messaggio, per chi lo sa interpretare.. Lo stesso si trova infilzato in uno stiletto nel petto del cognato di Laura; un altro Maffei ucciso per misteriosi motivi.
                                                                       “Siete son los Caballeros…
             Seis son los Caballeros…
                              Cinco son los Caballeros….”
E’ indubbio che ci sia un nesso con quei sette cavalieri d’oro, come è chiaro al commissario Renzi che i sette componenti della famiglia Maffei, bambini compresi, saranno uccisi, se il serial Killer non sarà individuato e fermato prima.
Ultimo fronte, ma non meno importante: scoprire e sgominare una potentissima setta, L’Ordine dei Cavalieri Neri, che sta tramando nell’ombra per colpire le istituzioni e ricostituire nientemeno che il Regno di Napoli e delle Due Sicilie.
E qui mi fermo, perché la trama è talmente ricca e movimentata, da non lasciare respiro. E merita di essere scoperta a poco a poco.
Il commissario Renzi si muove in questa Napoli pittoresca, a volte allegra, a volte dolente -raccontata da Manzò in modo magistrale – circondato dalla sua “corte” che ormai conosciamo, e che abbiamo imparato ad amare.
Innanzitutto, il “barbiere” del titolo: Ettore, che lo aiuta anche nei momenti cruciali, grazie alla sua rete di conoscenze. E che rete! Pierino il "ragazzo" di bottega che con le sue insaponate al viso fa rilassare e sognare il nostro poliziotto portandolo sull'isola che non c'è. Il simpatico piccoletto Tatillo, detto Gùgol per l’immensa riserva di informazioni , che si appoggia a sua volta ad Internos, l’Internet napoletana, la rete dei vicoli.  Trovata geniale ed originalissima! Poi Mirella, la giornalista intrepida e grintosa, fidanzata di Ettore; la medium-sensitiva zia Mariuccia, che con le sue intuizioni (vere o fasulle?) aiuta più di una volta la polizia durante l’indagine. In questo romanzo fa parte della storia anche il collega commissario Petrone, che dopo un primo momento di diffidenza, intreccia con Renzi una bella amicizia e di conseguenza una fattiva collaborazione nella risoluzione dei casi.
Il mondo sotterraneo di Napoli è una grande scoperta: l’autore deve essersi documentato con cura, e ci racconta questo intrico di grotte, cunicoli, ingressi nascosti, con una precisione e partecipazione tale, che pare di vederli… Intanto che si legge, si percorrono insieme ai nostri protagonisti passaggi pieni di mistero, da fare accapponare la pelle, aspettandosi sempre che accada qualcosa di terribile.
Anche la Storia ha una parte importante in questo romanzo; ci sono vari riferimenti a periodi storici passati, a luoghi, ad edifici, a monumenti ad essi legati. Questo fatto, insieme ad uno stile di scrittura piacevole ed ineccepibile, dà all’opera intera uno “spessore” particolare.
Pur non raccontando scene cruente, con spargimenti di sangue o dettagli “trucidi”, la storia è ricca di scene di suspence, soprattutto quelle che si svolgono all’interno delle grotte; dimostrazione, questa, che anche i nostri autori mediterranei sanno fare …di meglio e di più!
Si è capito che il romanzo mi ha entusiasmata?
Allora correte a leggerlo: è tutto da gustare.
Complimenti all’autore.
Rosy Volta
Lo scrittore:
Nicola Manzò
è nato in uno dei quartieri più popolari di Napoli, la Stella, a poche centinaia di metri dalla casa di Totò. Lascia gli studi di architettura al terzo anno e si dedica a tempo pieno alle sue grandi passioni: la scrittura e la scultura; ma nella sua vita non ha disdegnato di fare il posteggiatore (suonatore di chitarra), il burattinaio, il mascheraro. Autore prolifico, ha scritto vari lavori teatrali.
Con Gli amanti di vico San Severino, suo primo romanzo, ha inaugurato la serie di gialli “I delitti del barbiere”.


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Nicola Manzò e i “Sette cavalieri d’oro”: giallo avvicente che parla napoletano
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16 Aprile 2015
Nicola Manzò
Sette Cavalieri D’Oro
(i delitti del barbiere)
Tea Narrativa, euro 14
Nicola Manzò ama Napoli, visceralmente, lo si capisce da come scrive di questa città nel suo romanzo “Sette cavalieri d’oro. I delitti del barbiere”.
L’autore ci porta per mano, ci guida , ci segue e ci precede tra i vicoli e le piazze della nostra città, tra la gente di quartiere, così diversa ma con sangue nobile e verace al tempo stesso, gente con il cuore pulsante di caffè e sole.
Ogni rigo, ogni capoverso, ogni piccola sfumatura diviene necessaria per tessere un romanzo intriso dell’anima napoletana.
La storia si incentra su sette statuine d’oro, sette cavalieri forgiati da Bernardo Corradini su ordine di Lorenzo de Medici come dono al Re di Napoli Ferrante I d’Aragona.
Questi  sette cavalieri sono per leggenda portatori di sventura e sventura infatti sarà per la famiglia Maffei, legata in qualche modo a queste statuine,  che verrà presa di mira da uno spietato serial killer, che lascerà sui corpi delle vittime della famiglia dei messaggi in spagnolo “cupi e minacciosi”.
Il caso verrà affidato al commissario Renzi, milanese di nascita ma napoletano d’adozione e di cuore.
Renzi è scaramantico, ama il mare che gli ricorda la sua donna “perduta”, capace di rasserenarlo anche da lontano, è un buongustaio e apprezza il calore partenopeo.
Renzi, come ogni buon napoletano, compie scrupolosamente i suoi riti giornalieri, come quello di prendere un buon caffè bollente al bar di fiducia, il Bar Murzillo, talmente piccolo che il caffè va preso fuori dalla porta  o l’insaponatura rilassante dal suo barbiere-amico.
Proprio nel salone di Ettore, a San Biagio dei Librai, nel ventre di Napoli, si delineano i personaggi di Nicola Manzò: acuti, ironici, sentimentali, estrosi e originali, insomma in tutto e per tutto napoletani!
Ettore il barbiere che non si tira mai indietro; Mirella la sua fidanzata, giornalista de “Il Mattino”, arguta e bella ma, soprattutto, “capatosta”; la Zia Mariuccia veggente e cartomante che fa parlare la Napoli del  “non è vero ma ci credo”; Tatillo detto Gùgol per le sue capacità di reperire informazioni attraverso Internos, “la rete dei vicoli ” da lui capeggiata.
Nicola Manzò “gioca” a raccontarci aneddoti  della nostra Napoli, aneddoti pieni di amore, storia e mistero, aneddoti che incuriosiscono, affascinano e colpiscono il lettore dritto al cuore.
Ci viene raccontata la storia del Maschio Angioino, la leggenda del Monaciello e anche quella della Napoli delle “4 Giornate”  che non si piegò all’oppressore tedesco e che, anche grazie all’aiuto di Don Vincenzo, sacerdote della chiesa di Santa Maria dell’acqua,  riuscì a salvare dalla deportazione nazista migliaia di ebrei, facendo quello che meglio riesce ad ogni napoletano che possa essere definito tale: aiutare il prossimo incondizionatamente.
L’autore accarezza la lingua napoletana, la usa con caparbia, passione e ironia, si serve di proverbi e “cuntranomme”,  ed ecco allora che ci troviamo rapiti da personaggi come il già citato Tatillo Gùgol, Gigino capa ‘e vacca, Ciccio Taekwondo, Peppe  ‘o surdo, Gennarino ‘o sorice (topo d’appartamento ma dall’animo buono) e Vincenzo o’ sebillo, così  soprannominato proprio per la sua capacità di parlare esclusivamente per proverbi.
Lo scrittore come un moderno Cicerone ci scorta e ci fa ammirare le bellezze della città.
Si sofferma, non tralascia mai uno spunto,  uno scorcio, un angolo,  per far “carpire” al lettore la grandezza e lo splendore napoletano, nonostante il suo sia un giallo, anche molto avvicente.
Eccoci quindi “catapultati” attraverso l’intera città, dal Vomero verso Posillipo,  a Marechiaro, passando per lo splendido mercatino di antiquariato della villa comunale, proseguendo per il Lido Mappatella  e fermandoci  poi per pranzo a  Via Foria, nella trattoria abituale del grande Eduardo situata proprio tra quello che fu il suo teatro: il San Ferdinando e il magnifico Real Orto botanico.
Gran parte del romanzo però si svolge al centro storico, dove aleggia il clima di mistero caratteristico di ogni giallo, dove i vicoli si intrecciano, le vite si accavallano e i misteri trovano nutrimento nelle caverne della Napoli sotterranea.
Queste grotte anguste e nascoste danno un’immagine di Napoli ancestrale ed esoterica, Napoli che a differenza di altre città non si vive solo in superficie, Napoli che per amarla e comprenderla va scavata a fondo, fino a comprenderne il suo animo celato.
L’autore  è riuscito attraverso mille espedienti, tutti dettati da un’adorazione verso le proprie radici, a renderci  questo giallo ancora più avvincente e benvoluto , proprio per la cura che mette nel trattare con i guanti una città troppo spesso maltrattata e demonizzata.
Altra cosa che colpisce tantissimo sono le note  di chiusura in cui l’autore non si perde in autoelogi o simili, ma ancora una volta vuole lasciarci delle perle su Partenope e conclude con le parole che Libero Bovio desiderò avere scritte sulla lapide:
“Addio Marì,
Salutammella  Napule pe ‘mme,
Dille ch’è stata tutta a vita mia,
dille che l’aggio amata quanto a te”
Parole condivise e amate da ogni innamorato di questa città.
Un grazie quindi accorato e sentito a Nicola Manzò che  è riuscito a dare a questo romanzo “giallo”, edito da Tea, tutti i colori della nostra Napoli: il rosso dell’amore, il nero del mistero, l’azzurro del mare, il verde della speranza e infine ancora il giallo, anche quello del nostro sole.
Viviana Trifari


Il Libraio.it
"Con una moglie attrice e regista di teatro, un figlio       DA NEWS  
psicologo e una figlia giornalista, potete immaginare il
'caos letterario' in cui viviamo...". Lo scrittore Nicola
Manzò, autore della serie di gialli “I delitti del barbiere”,
ci svela il suo segreto per provare a mettere ordine nella
libreria di casa...

Abbiamo chiesto allo scrittore Nicola Manzò* di consigliare i suoi criteri per
mettere ordine nella libreria di casa…
CONDIVID
Ecco la sua risposta:

È una bella domanda anche perché io non ho la libreria di casa ma una casa nella libreria. Eh, si, con una moglie attrice e regista di teatro, un figlio psicologo e una figlia giornalista, potete immaginare il “caos letterario” in cui viviamo. Fino ad un paio di anni fa avevamo suddiviso tutti i nostri libri in sezioni: Arte e storia; Filosofia e Psicologia; Teatro; Saggistica; Romanzi; Gialli, Noir e avventura e così via. Ah, dimenticavo, sia io che mia moglie abbiamo conservato anche i nostri libri dell’infanzia. Io, tutta la serie di Emilio Salgari, senza trascurare una buona sezione di fumetti da Diabolik a Tex Willer con qualche numero speciale di Topolino e Paperino; lei, tutti i romanzi, da Piccole Donne a Pattini d’argento e così via.
“’St’anno m’è capitata ‘n’avventura…il fatto è questo, statemi a sentire” per dirla alla Totò nella sua Livella, non proprio quest’anno ma, come prima raccontavo, circa due anni fa mia moglie ebbe la "felice" idea di incaricare la nostra cara signora delle pulizie di dare una bella ripulita a tutti i libri di casa. Anna(così di chiama), ligia al suo mandato, mentre noi, inconsapevoli vittime attendevamo alle nostre faccende quotidiane, prese lo scaletto e con tanta buona volontà cominciò a togliere tutti i libri poggiandoli in terra per poi spolverarli uno ad uno, ripulire ben bene la biblioteca e riporli poi alla rinfusa negli scaffali.
Fu così che Nero Wolfe incontrò Freud; che il Corsaro Nero finì nella Giara di Pirandello; Che Garibaldi si trovò a combattere con Diabolik.
Da quel giorno prendemmo la bella decisione di dividere i libri ad personam: mia moglie mise tutti i suoi libri nel suo studio ed io nel mio; i miei figli nelle loro stanze. Nel salotto rimasero quelli di comune interesse e Anna fu esonerata "a vita" dalla pulizia dei libri.


Articolo
Articolo di Santa di Salvo
FAMIGLIA CRISTIANA
I segreti di Napoli
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