Parliamo un po'... di me - Nicola Manzò Scrittore

Nicola Manzò
Scrittore
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Biografia
Se proprio vi va di sapere chi sono e cosa ho fatto nella vita, (ma siete proprio sicuri?!) allora mettetevi comodi  che la cosa è lunga.
All'età di un giorno...no va beh, non esageriamo. Vengo comunque da una famiglia di artisti ed antiquari. Mio padre da giovane faceva l'incisore di cammei, mia madre scriveva poesie e suonava il piano, entrambi presero poi l'attività di mio nonno Nicola per campare: aprirono una bottega di antiquariato nella storica via degli antiquari dei primi del '900 in via S.Maria di Costantinopoli, nei pressi del Museo Archeologico di Napoli.
Figlio unico, i mie persero una bambina e successivamente due gemelli, poi nacqui io. Potete immaginare che stress tutte le loro ansie e apprensioni erano su di me, ma in  età adulta (qual'è l'età adulta?...boh) il mio carattere chiuso e introverso per miracolo si trasformò, forse perche sennò con quel caratterino mammone e pesantone non avrei fatto nemmeno un'acchiappanza! Le ragazze nemmeno se lo filavano il ragazzino che ai balletti si sedeva timido da una parte e non dava confidenza a nessuno. Eh, no...le ragazze erano una cosa seria! E così mi diedi coraggio e con una faccia tosta presa in prestito cominciai
Foto personale
(ma non troppo presto, avevo 16 anni) la mia carriera di ...sciupafemmine.
I primi tempi furono duri(ma pure i successivi). Prendevo pali e paccheri in quest'ordine ma anche nell'ordine inverso. Allora a 18 anni decisi di nascondermi dietro una barba che più che una barba sembrava la peluria dei culi delle galline. A tratti c'era, a tratti no. Poi crebbe. Robusta, folta, capace di attutire pali e paccheri e mi donò un aspetto simpatico e a detta di qualcuna...intrigante.
Intanto i miei mi iscrissero allo scientifico, sebbene volessi fare l'artistico, e mi diplomai Geometra. Ma questa è una storia lunga, lasciamo perdere. Mi iscrissi poi ad Architettura ma per non voler dipendere dai miei cominciai a lavorare vendendo penne e calendari reclamizzati per passare poi a creare una mia agenzia di pubblicità che mi diede molte soddisfazioni ma non abbastanza da poter mantenere una moglie ed un figlio in arrivo. E così molto a malincuore decisi di seguire le orme di papà e con lui aprii una galleria d'arte antica. Fu lì che cominciai a modellare la creta ed a creare figure simili a quelle dei bellissimi pastori antichi del '700 e questa passione mi è rimasta radicata dentro così come la scrittura.
Maschera tra le maschere
Facciamo un passo indietro.
 
-Eccoti questo libro- disse mio zio, Arturo Berisio libraio da tre generazioni nella zona di Port'Alba a Napoli. Avevo 11 anni - Leggilo e poi me lo racconti. Così te ne darò un'altro- era Le Tigri di Mompracem di E.Salgari e così appena finivo di leggere andavo da lui e mi sedevo su uno scanno in un mondo le cui pareti non erano di cemento ma di carta, di libri; e l'odore, il frusciare delle pagine si impossessavano sempre più di me. Mio zio mi donava libri sempre diversi ed io gli narravo quello che avevo letto. Era un appuntamento fisso tra me e lui, il mastro libraio e il piccolo lettore. Si era creata dentro di me un'osmosi tra lettura e narrazione condita con gli odori della carta stampata che ancora oggi mi porto dentro ben radicata tra cuore e cervello.
 
Un bel giorno all'età di 27 anni senza aver mai smesso di leggere, senza saperlo, ma trascinato da una forza oscura, forse quella di mio zio, che da parecchi anni non c'era più, presi carta e penna e mi misi a scrivere. Ne tirai fuori una commedia di genere Eduardiano/Pirandelliano ma dico di genere perchè di quella sostanza non c'era nemmeno l'ombra! Ma fu un inizio.
Copertina catalogo
Scorcio di Mezzoteatro
Scrissi altri cinque lavori teatrali e nel frattempo avevo due figli e un teatro. Cioè mia moglie aveva un teatro. Lo avevamo costruito con le nostre mani in un grosso garage che prendemmo in fitto. Lei attrice e poi anche regista io scrittore e a volte scenografo lo portammo avanti per vent'anni. Quanta umanità è passata da lì. Attori, registi, scrittori, gente comune che veniva lì a ridere o a piangere esorcizzando i propri malesseri in un mondo fatto solo di tre pareti.
 
In quegli anni capii che era il mio destino confrontarmi continuamente con me stesso. Creai maschere teatrali, scenografie per le mie commedie e per quelle di altri, burattini per gli spettacoli  che si facevano  a teatro la domenica mattina e tanto altro. Poi dopo molti anni prese forma in me la necessità di lasciare le commedie ed il teatro(pur continuando ad amarlo svisceratamente) e di scrivere un vero e proprio romanzo e di lì ad un anno la prima stesura de Gli Amanti di vico Sanseverino prese forma. Mi piaceva tanto perchè non era solo un noir all'italiana pieno di azione e sorprese ma era anche un racconto della mia Napoli di cui mi sento così parte integrante.
Lo mandai alla Tea Editrice e questa dopo nemmeno un paio di mesi mi chiama convocandomi a Milano perchè il mio romanzo era piaciuto tantissimo e avevano intenzione di pubblicarlo! Di primo acchitto pensai a uno scherzo di qualche parente poi cercai i numeri della Tea e chiamai per avere conferma. Era tutto vero. E così, caricato al massimo dal fatto che al primo romanzo avevo fatto centro ho continuato a scrivere e lo farò fino alla fine dei miei giorni perchè scrivere, così come creare una scultura, è catartico, è liberatorio e dà, oltre all'amore per i miei cari, un senso alla mia vita.
 
Manzò alla firma dei sui libri
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